27 aprile 2013

Nascere in Giappone, crescere in Italia.


Nostra figlia l'abbiamo fatta nascere in Giappone per più motivi, primo fra i tanti il volerle trasmettere una marcata impronta giapponese. Al momento ancora non distingue le differenze tra i due mondi, o almeno non dà l'impressione di notarle.
Noi comunque a casa cerchiamo di bilanciare gli input culturali cucinandole pranzi e cene giapponesi, facendola interagire con vari peluche in giapponese, leggendole libri in giapponese o ascoltando un po' di musica giapponese, anche se Koko in fatto di musica ha già i suoi gusti e preferisce gruppi come Beatles, Velvet Underground, Led Zeppelin, ma anche David Bowie e Lou Reed. È decisamente sintonizzata sulla musica anni '60 e '70. 

Nel futuro più prossimo fornirle input culturali e conoscere i suoi interessi diventerà più semplice, ed allora saremo in grado di capire meglio cosa le piace, avvicinandosi al suo mondo. La televisione e i cartoni animati ad oggi non sono fra i nostri strumenti per connetterla al Giappone, poiché siamo dell'idea che creare un rapporto bimba-TV fin dalla nascita sia sbagliato e non necessario, però quando avrà circa tre anni lo schermo si trasformerà in un buonissimo elettrodomestico per guardare DVD e documentari di qualità.

Secondo: per motivi personali, ma anche per poterle favorire un eventuale futuro in Giappone, preferivamo prendesse il cognome della mamma. In Giappone è possibile: nostra figlia ha nome e cognome giapponesi, sia sui documenti italiani sia su quelli giapponesi. (Se il tema dovesse interessarvi e voleste fare altrettanto, non esitate a contattarmi in privato inviandomi un'email all'indirizzo bitrilingual@gmail.com chiedendo consigli).

Questo è stato il primo passo per immergere Koko nella cultura dell'altro paese, favorendo un legame tra lei e il Giappone, ma anche tra lei e la famiglia della mamma. Infatti, non ultimo tra i motivi per cui abbiamo preso questa decisione c'è l'aver voluto fare una sorta di regalo ai nonni e ai parenti giapponesi che, inevitabilmente, non potranno vederla molto spesso.

Saprete benissimo che in genere i giapponesi sono un tantino meno calorosi quando si tratta di famiglia, e farla nascere là è stato anche un modo per dire a tutti "hey, ci sono anch'io", creando fin da subito un rapporto famigliare che diversamente sarebbe stato un po' meno palese.

In Italia, al contrario, avrebbero suonato le trombe e organizzato banchetti un po' ovunque, per non parlare delle processioni di amici e parenti, in buoni o cattivi rapporti, che sarebbero cominciate all'ospedale per finire a casa nostra, magari mentre si allatta o quando si è stanchi e stressati. Ecco, noi abbiamo preferito evitare anche questa situazione e ci siamo presi tre mesi di vacanza ricevendo qualche sporadica visita dei parenti e degli amici più stretti di mia moglie.

Tornati in Italia ovviamente la bimba ha ricevuto le attenzioni di tutti, ma ormai Koko aveva tre mesi, era "grande", e lo stress iniziale per la mancanza di sonno e per il post-parto ormai era scemato. Per quanto ci riguarda, farla nascere in Giappone per tornare in Italia al compimento dei tre mesi è stata la soluzione ideale sotto tutti i punti di vista.

Ancor prima che lei nascesse e da quando io e mia moglie ci siamo conosciuti, in media siamo sempre tornati in Giappone una o due volte l'anno, e continuiamo a farlo anche adesso. Generalmente andiamo in coppia per uno o due mesi verso il periodo di giugno-luglio, mentre mia moglie torna a trovare i parenti anche a fine anno per due-tre settimane.

Il suo primo Capodanno, quindi, Koko l'ha passato in Giappone. Non è stato certo confortante notare che la bimba non ha riconosciuto una singola persona tra i parenti che pochi mesi prima l'avevano accudita e tenuta in braccio per ore, tuttavia non c'era da allarmarsi poiché Koko aveva solo otto mesi a dicembre.

In attesa del nostro prossimo viaggio estivo, abbiamo provveduto ad aumentare le videochattate con i nonni e la cuginetta, in modo che la prossima volta che torneremo la bimba riconosca almeno i suoi famigliari più stretti.

Poi col tempo tutto sarà più semplice, è naturale.

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