1 maggio 2013

Più lingue anche grazie ai libri.


Come accennato in precedenza, esistono libri per qualsiasi età. Anche per i neonati.
Verso la fine del primo mese i bambini sono attratti dal contrasto luce/ombra, e per questo uno dei pochi modi per catturare la loro attenzione e intrattenerli, sfruttando l'occasione per esporli alle lingue, è proporre loro figure in bianco e nero e dai contorni definiti.

I neonati apprezzano le righe, le spirali e le scacchiere perché osservandole le vedono vibrare, ma qualsiasi forma nera su sfondo bianco, o viceversa, è in grado di catturarli. Noi per praticità e perché ci piace il libro come oggetto abbiamo acquistato "A Different Story" di Ronit Tal e "White on Black" di Tana Hoban, e per esperienza ve li consiglierei, però è chiaro che procurarsi immagini simili non è per nulla difficile, sia creando delle figure vettoriali al computer sia stampando uno dei tanti esempi che potete trovare online, tipo questo. Anche carta e pennarello è un'opzione.

Koko ha mostrato interesse verso questi libri fin da subito, osservando le figure, tenendo sbarrati gli occhi e ascoltando le nostre fantasiose descrizioni. Notata la sua propensione alla "lettura" (si fa per dire), nel frattempo abbiamo acquistato diversi libri di altro genere e per un pubblico un pizzico più maturo. Faccio riferimento a libri come "しましまぐるぐる", "みかんオレンジ" e "あかあかくろくろ" editi da Gakken in Giappone. Sono tutti libri con illustrazioni colorate e descrizioni onomatopeiche che nostra figlia ha divorato con gli occhi. "しましまぐるぐる", in particolare, gliel'ho letto così tante volte (traducendolo in italiano in "righe righe, gira gira") che ogni volta che lo vedo mi viene un senso di nausea. Spero sempre non lo prenda in mano chiedendomi di leggerlo...

Non so onestamente se esistano titoli in italiano sul genere. Noi in quei mesi ci trovavamo in Giappone e abbiamo fatto di necessità virtù, poi tornati in Italia ci siamo fiondati sugli Imparalibri della Pimpa, che consiglio vivamente a tutti i genitori di bambini intorno all'anno di età perché affrontano temi elementari come i colori, i numeri, lo spazio, e molto altro.

La soglia di attenzione dei bambini è molto instabile. Inizialmente può apparire altissima per poi crollare subito dopo, ma va detto che in media è molto breve, tanto che Koko a un anno difficilmente riesce a resistere per l'intera durata di un libro, a meno che non sia cortissimo. Arrivati circa a metà ne chiede un altro, e poi un altro, e poi un altro. Abituatevi a questi ritmi perché è normale, augurandosi che in futuro si accontenti di leggere un libro alla volta.

Nota importante: quando il vostro bimbo sarà in grado di prendere in mano i libri da solo, cercate fin da subito di insegnargli a rimetterli apposto appena finito di sfogliarli.

Approfondirò il discorso libri in un altro post, scrivendo della nostra esperienza e di quali sono i nostri titoli preferiti tra quelli che finora abbiamo proposto a nostra figlia, sia in italiano sia in giapponese che in inglese.

È doveroso ricordare che in tenera età i libri svolgono una doppia funzione: la prima favorisce l'esposizione alle lingue, mentre l'altra forse è addirittura più importante, ovvero avvicina i bambini ai libri come oggetto, aiutandoli a familiarizzare con una fonte di cultura che potrà rivelarsi fondamentale in futuro. Non che l'uno escluda l'altro, ma è incoraggiante notare come oggi Koko quando vede un libro appoggiato da qualche parte lo indica sorridendo, come a chiederci di leggerglielo, mentre quando vede una TV, accesa o spenta, raramente mostra interesse. Non volete un bambino teledipendente? Bene, per nostra esperienza posso assolutamente affermare che i libri sono un sostituto più che ottimo in tutti i sensi.

A questo pro segnalo i "Prelibri", creazione di inizio anni '80 di quel genio di Bruno Munari, che oltre a rivelarsi utili sono un gran bell'oggetto di design. Dedicati a tutti i bambini che non sanno ancora leggere.

Chiudo proprio con una sua autointervista:

A – Che cos’è un libro?
B – Un oggetto fatto da tanti fogli, tenuti assieme da una rilegatura.
A – Ma cosa c’è dentro?
B – Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto.
A – Ma che cosa si legge in quelle parole?
B – Si leggono tante storie diverse, storie di gente di oggi o dei tempi antichi, esperienze scientifiche, leggende, pensieri filosofici o politici molto difficili, poesia, bilanci economici, informazioni tecniche, storie di fantascienza…
A – Anche favole?
B – Certamente anche favole, storie antiche, nonsense, limerick.
A – Con tante figure?
B – Certe volte con moltissime illustrazioni e poche parole.
A – Ma a cosa serve un libro?
B – A comunicare il sapere, o il piacere, comunque ad aumentare la conoscenza del mondo.
A – Quindi se ho ben capito serve a vivere meglio.
B – Spesso sì.
A – Ma la gente li usa questi libri?
B – Alcuni ne leggono molti, altri li usano per decorazione, c’è gente che ha in casa un solo libro: l’elenco dei telefoni.
A – Allora sarebbe utile che anche i bambini di tre anni cominciassero a familiarizzarsi con il libro come oggetto, a conoscerlo come strumento di cultura o gioco poetico, ad assimilare quella conoscenza che facilita l’esistenza.
B – La conoscenza è sempre una sorpresa, se uno vede quello che sa già, non c’è sorpresa. Bisognerebbe fare dei piccoli libri tutti diversi tra loro ma tutti libri, ognuno con dentro una sorpresa diversa, adatta a bambini che non sanno ancora leggere.
A – Posso averne uno anch’io?
B – Ne avrai una intera biblioteca, piccoli libri di tanti materiali diversi, di tante materie diverse: un libro di ottica, un libro di avventure tattili, un libro di geometria dinamica, uno di ginnastica, uno storico culturale, uno di filosofia, un romanzo d’amore, un libro pieno di tutti i colori, un libro trasparente, un libro morbido, un libro di fantascienza…
A – Ma come si chiamano questi libri?
B – I PRELIBRI.
A – Li voglio subito.

Bruno Munari, febbraio 1980

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