13 luglio 2014

Aggiornamenti.

Come ampiamente previsto non sono riuscito ad aggiornare il blog con regolarità.
Creare una sequenza cronologica dei progressi in modo accurato a questo punto non è semplice, poiché pochi mesi di un bambino di due anni corrispondono ad anni di vita di un adulto, perciò mi limito a descrivere la situazione attuale.

Koko attualmente ha due anni e tre mesi, è in grado di comprendere alla perfezione sia l'italiano che il giapponese, sa esprimersi in giapponese al pari o meglio di suoi coetanei giapponesi monolingue in Giappone, ma in italiano non si sente ancora totalmente sicura e spesso è intimidita di fronte a nuove presenze. Tuttavia, ultimamente con me e con i familiari prova a sforzarsi e a comunicare interamente in italiano, nonostante preferisca usare determinate parole in giapponese anche quando prova a esprimersi in italiano.

Esempi:

Giapponese: Koko passa gran parte della giornata con la mamma che, come c'è stato consigliato, la espone molto alla sua lingua madre, parlandole il più possibile e in modo sensato. È passata dalla fase della parola singola a quella delle due parole a frasi di senso compiuto piuttosto velocemente, tant'è che non riuscirei neanche ad posizionare i vari step con precisione su una linea temporale. 

In giapponese è in grado di dire praticamente di tutto, e questo è fantastico perché da un po' di tempo ormai non abbiamo più bisogno di sforzarci a capire cosa vuole. Praticamente ce lo dice, e se non è un capriccio l'accontentiamo.

Sa dire da "昼ごはん、なんか食べる" ("che si mangia a pranzo?") a "これは電車の中で見た" ("questo l'ho visto quando stavo sul treno"), oppure "きゃりが家にきたら、Didòで遊ぼう" ("se Kyary (Pamyu Pamyu) viene a casa nostra, la farei giocare col Didò"), ma anche "汚いから、お風呂に入る" ("visto che sono sporca, mi faccio il bagno") o "どうしてお姉さんが一人で電車乗るの? ("perché la signora (sul treno) viaggia da sola?"). Insomma, sa coniugare verbi correttamente e parla in modo piuttosto chiaro. Oltre a questo impara facilmente nuovi vocaboli ripetendo frasi della mamma, o di altre persone (quando ci troviamo in Giappone, come in questo momento).

La sua parola preferita è "どうして?", che praticamente ripete ogni trenta secondi, in qualsiasi situazione.
È un periodo che dura da un po' di mesi, e ci stiamo sforzando cercando di rispondere in modo soddisfacente a tutti i suoi "perché?", anche quando vengono ripetuti all'infinito dopo dettagliate spiegazioni di cinque minuti.

Italiano: Koko, quando in Italia, passa circa un terzo della giornata in mia presenza o con familiari italiani (nonna, nonno, bisnonna, ecc.). Non è in grado di esprimersi come in giapponese, ma riesce comunque a farsi capire. I familiari più stretti hanno imparato il significato di alcune parole giapponesi come "おにぎり" (onigiri) "みず" (acqua), "ねたい" (voglio dormire) per una questione di sopravvivenza, ma ultimamente stanno cercando di insegnarle i rispettivi vocaboli italiani, che alla fine ripete senza fatica.

Paradossalmente è qua in Giappone, dove ci troviamo per vacanza da circa un mese, che sta cominciando a formare delle frasi anche in italiano, e dire cose tipo "babbo, perché la mamma è scivolata?", oppure (via Skype) "nonna, torniamo la prossima settimana!".

La magia ormai evidente è che sta cominciando a distinguere le due sfere, rivolgendosi in giapponese ai giapponesi e in italiano agli italiani, tant'è che, ovviamente, la sua parola preferita in italiano è "perché?".

E l'inglese?
Io e la mamma continuiamo a comunicare in inglese, ma Koko non sembra comprendere ciò che ci diciamo.
Al momento non mostra alcuna curiosità o fastidio in questo contesto, anche se credo che prima o poi lo farà, essendo Koko una bambina che vuole avere la situazione sotto controllo e capire ciò che accade intorno a lei. 
A volte, ma raramente, chiede "babbo, cosa ha detto la mamma?" o "mamma, cos'ha detto babbo?", ma senza troppo interesse.

Ad aprile siamo stati ospiti per dieci giorni da nostri amici a New York, e l'esperienza è stata utile più per motivi culturali che linguistici (finalmente ha scoperto che il suo amico di colore Jonathan non è l'unico bambino di colore al mondo), ma allo stesso tempo ha capito che l'inglese ha motivo di esistere, e un minimo di curiosità anche verso questa lingua a volte lo manifesta.
Comprende domande tipo "what is this?", "what are you eating?", "do you like it?", "how was the food?", rispondendo o in italiano/giapponese, oppure con un "yes", "yummy", "pancake". 

Niente di strabiliante in questo caso, ma credo ci siano le basi per giocare un po' e stimolarla anche al fine di farle apprendere la lingua inglese.

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