13 settembre 2013

Mezz'ora di Pink Fong.

Ho accennato nell'articolo precedente al fatto che nostra figlia ha, da poco più di un mese, un nuovo passatempo, e questo risponde al nome di "Pink Fong".

Premetto che se si parla di binomio contenuti video - bambini al di sotto dei tre anni sono decisamente un talebano, tant'è che ad oggi raramente, per non scrivere "mai", accendiamo la televisione in presenza di nostra figlia e che mai mi sarebbe venuto in mente di piazzarla davanti a uno schermo a questa età.

All'italiano medio do certamente l'idea dell'estremista o dell'hippie, non lo so, ma in realtà sono molto legato alla tecnologia e in futuro offrirò contenuti video di qualità alla nostra piccola.

Il tema mi è caro, ho letto abbastanza, e quanto pare la visione della TV in sè per sè non è dannosa, a meno che l'esposizione non sia esagerata, però ciò che mi terrorizza è crescere una bambina teledipendente, dato che sono estremamente convinto del fatto che la TV, non l'elettrodomestico, ma i contenuti dei classici canali RAI e Mediaset, siano letteralmente il Male con la "M" maiuscola e un gigantesco cancro della nostra società. 

La mia mini-conversione, non verso la TV, ma a favore di un'app per iPad, parte da un fatto accaduto in Giappone: 
una domenica mia moglie invita a casa una sua vecchia amica, che chiamerò Yoshimi, con una bimba di due anni e mezzo.
Yoshimi è una di quelle mamme super accorte e maniache di ogni dettaglio in tema di educazione.
È una di quelle che muove ogni singolo passo in cerca della perfezione, che per la bimba acquista alimenti di qualità, vestiti di qualità, giocattoli di qualità, che segue alla lettera ogni minimo input pedagogico, ecc. ecc.

Nel suo estremismo risulta comunque una fonte di ispirazione, e a sorprendermi fu il momento in cui, durante la pausa tè, Yoshimi diede in mano alla sua bimba un iPad, che ovviamente Kayo (così chiamerò la piccola) padroneggiava con stile.

Tra le tante applicazioni "educative" installate sull'iPad, Kayo si mostrava decisamente attratta da Pink Fong, alché decisi di scaricarla sul mio dispositivo e controllare i contenuti in seguito, ben distante da mia figlia, nel mio bunker con muri spessi 60 centimetri.

L'app contiene alcuni contenuti gratuiti, ma un'esperienza totale la si può avere soltando acquistando uno dei tanti pacchetti disponibili, cosa che ho deciso di fare solo dopo aver testato l'effetto dei video su mia figlia.

Pink Fong è disponibile in coreano, cinese, inglese e giapponese, ed ovviamente sono le ultime due versioni quelle che ho installato sul mio iPad. Per entrambe le lingue sono disponibili pacchetti di video che contengono canzoncine mirate a imparare l'alfabeto, classiche canzoni per bambini (che in genere odio), nuove parole, nuovi balletti, e a famigliarizzare con animali e i loro versi.

Fa il suo lavoro? Magari è un po' presto per sbilanciarmi, ma tenderei a dire di sì.
Koko adora quella mezz'ora mattutina o serale durante la quale può guardarsi tutti i video disponibili.
Grazie all'interfaccia intuitiva, in un mese ha imparato a selezionare i video delle sue canzoncine preferite (ha le sue preferenze e va a periodi), ad usare di conseguenza l'iPad cliccando sulle icone e scegliendo tra la versione inglese e quella giapponese di Pink Fong, a ballare ogni canzone in modo diverso imitando i personaggi (bambini) dei video, e sorprendentemente ha imparato a dire "bubbles" (grazie al video in inglese della lettera "B"), a pronunciare qualche vocale e consonante a tempo di musica, e ad anticipare l'entrata in scena di qualche personaggio, ad esempio imitando il suono di un animale o scuotendo la testa dicendo "no" come fanno i bambini nel video in inglese della lettera "Q".

Importante: non la lasciamo MAI sola con l'iPad e facciamo in modo che lo guardi sempre in piedi e MAI seduta con la testa piegata verso il dispositivo (i bambini hanno la testa pesante: mai chinati in avanti).
Quando guarda i video in inglese è mio compito seguirla, stimolarla e commentare i video e le sue azioni in inglese, mentre quando usa la versione giapponese, a sostenerla c'è la mamma

Se oggi le chiedo "what sound do elephants make?", lei barrisce. Se dico "how do you dance this song?", lei balla a tempo di musica, e se esprimo una preferenza dicendo "babbo would like to watch the video of the iguana", lei molto spesso mi accontenta e preme sulla lettera "I".


Sorpreso? Non troppo, perché so bene che potenziale hanno i bimbi di questa età (18 mesi), ma vedere coi miei occhi con quanta facilità comprende le mie richieste in inglese e quanto ha di fatto appreso grazie a Pink Fong mi rende quantomeno fiducioso nei confronti della tecnologia mirata ai bambini e all'apprendimento della terza lingua (l'inglese) fin dalla tenera età, ancor prima di mandarla alla scuola (asilo) internazionale.

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